Dettaglio della cripta di sant'eusebiotramonto da monte barro, Sala al Barro

Sebbene il regno longobardo sia durato più di due secoli, dal 568 con Alboino fino al 754 con la resa di Desiderio al re dei Franchi Carlo Magno ( né quel punto i Longobardi sono stati sterminati) le tracce materiali rimaste della loro presenza in Lombardia sono modeste per diversi motivi che saranno affrontati in un capitoletto specifico.
Più significativa è l’eredità che i Longobardi hanno lasciato nel nostro linguaggio.
Diamo una breve lista di parole di origine longobarda e di uso comune: stamberga, benda e binda (dialettale “bindel”),palco, scuro (sostantivo per “anta”) predella, scaffale, scranno, federa, fazzoletto, magone (per scoramento), greppia, sterzo, staffa, bicchiere, trappola, guadino (dei pescatori), nappa, schiena, stinco, fante, bara, barella, slitta, baruffa.
E poi anche i verbi come bendare, trincare, scherzare, gualcire.
Per quanto riguarda la toponomastica ci sono due parole significative: “sala” e “fara”.

itinerario ciclabile, Fara di Gera d’AddaItinerario ciclabile Fara di Gera d'Adda

FARA: la fara era in origine l’insieme delle genti o tribù che costituiva una “spedizione militare” ma in seguito ha indicato anche il luogo di stanziamento del gruppo militare.
Tra i diversi luoghi individuati dal toponimo “fara” esistenti in Lombardia (o da questa parola derivati per alterazione come Fallavecchia (già Faravegia o Faravetula) o Foramagno ne segnaliamo uno solo: Fara di Gera d’Adda, detta nei documenti medioevali “Fara Authari” perché si riteneva che in tale luogo si fosse stabilita la tribù di re Autari, figlio di Clefi.
Una cosa è certa: a Fara di Gera d’Adda esistono (e meritano una visita, eventualmente combinata con un salto a Trezzo d’Adda e a Rivolta d’Adda di cui si parla più in dettaglio nei “luoghi”) i resti di una “Basilica Autarena” che sarebbe il primo degli edifici religiosi, fatti costruire dai Longobardi in Lombardia, in particolare dal re Autari nel 585 d.C.

 

SALA: originariamente la parola indicava un edificio con un unico vano, poi edificio padronale o edificio per la raccolta delle derrate. Come testimonianza di un insediamento longobardo la troviamo usata per indicare, tra i tanti luoghi di Lombardia con questo toponimo, due luoghi particolari: “Sala al Barro” ai piedi di Monte Barro, e “Sala Comacina” proprio di fronte all’Isola Comacina, sul lago di Como.
Sono appunto due luoghi (che meritano una visita) in cui i Longobardi hanno posto una loro base logistica per porre in assedio quei Bizantini, comandati dal “magister militum” Francione, che hanno resistito tenacemente, fino al 588, nel così detto triangolo lariano.

E perché la Lombardia si chiama così visto che i Longobardi chiamavano Austria la parte orientale dell’Italia settentrionale, fino all’Adda, e Neustria la parte occidentale?
La colpa o il merito è anzitutto dei Bizantini che hanno chiamato Longobardia tutto il territorio occupato dai Longobardi, e poi ancora dei Franchi che, dopo Carlo Magno hanno chiamato Longobardia la marca carolingia d’Italia che comprendeva Milano.
E col tempo la parola Longobardia si è contratta in Lombardia.