Nel maggio del 568 d.C. i Longobardi (popolo originario del basso corso dell’Elba) provenendo dalla Pannonia (l’Ungheria di oggi) e comandati da Alboino si affacciano sul passo del Predil, nelle Alpi Giulie, e dilagano nel Veneto per proseguire poi verso la pianura padana, che allora si chiamava Liguria.
Perché vennero in Italia? Certamente per farne terra di conquista ma soprattutto per trovarvi rifugio e scampo dai loro vicini Avari che li premevano dappresso, tanto è vero che occupato il Veneto, o meglio quelle città che non opposero resistenza (Cividale, Aquileia, Treviso, Vicenza, Verona ma non Oderzo, Padova, Monselice), la prima mossa di Alboino fu quella di nominare suo nipote Gisulfo duca del Friuli e di stanziarlo con un contingente di valorosi militari (scelti da Gisulfo) a Cividale del Friuli, proteggendosi così alle spalle da potenziali attacchi degli Avari.
La marcia nella pianura padana non fu poi una impresa semplice e neppure breve, visto il numero tutto sommato limitato ed eterogeneo degli invasori (forse 200-300.000 compresi donne, vecchi, bambini e un nucleo di circa 20.000 Sassoni (essi pure con donne e bambini) per non parlare dei Gepidi sottomessi) così che molte zone rimasero sotto il controllo dei Bizantini:
Immaginate questa massa di popolazione che si sposta, magari in gruppi, a piedi (solo alcuni guerrieri erano a cavallo) con bestiame ed armenti al seguito, o meglio in avanguardia, e con carri su cui erano caricate le masserizie.
Per arrivare in Lombardia e occuparla ci vollero quasi due anni, nel corso dei quali, per nutrirsi, dovettero necessariamente saccheggiare quanto trovavano, devastando le campagne dove passavano (anche le bestie dovevano pur mangiare!)
Il risultato è che solo nel 569 arrivarono a occupare Brescia, Bergamo, Milano o meglio quello che restava di Milano, e solo nel 572, dopo un lungo assedio, capitolò la città di Pavia, eletta da Alboino a capitale del suo regno.
Lo stesso anno, a Verona, Alboino morì per mano di sua moglie Rosmunda ( che, secondo la tradizione, era stufa di bere nel cranio di suo padre, come impostole da Alboino).
Comunque con o senza Alboino, con o senza il suo successore Clefi, lui pure assassinato nel 574, la marcia dei Longobardi, o di parte di essi, comandati da vari duchi, prosegue con l’occupazione del Piemonte da un lato (ma non della Val d’Aosta, della Val di Susa e della Val d’Ossola, tenute dai Franchi) e, a sud con l’occupazione di parte dell’Emilia (Parma, Reggio, Modena, Bologna) della Toscana (Lucca) e ancora più a Sud con la costituzione dal 575-576 dei due ducati di Spoleto e di Benevento praticamente indipendenti ed autonomi rispetto a quanto succedeva nel Nord.
Mantova e Cremona rimasero bizantine per molti anni ancora (fino al 603, quando furono prese da Agilulfo) e così pure tutto il bacino del Lario che, sotto la guida del “Magister Militum” Francione, il quale aveva posto la sua sede nell’Isola Comacina, resistette fino al 588 così valorosamente da ricevere quello che possiamo definire l’ “onore delle armi”.
L’Isola Comacina, la caverna “Buco del Piombo” sopra Erba e il già citato Monte Barro sono luoghi in cui rimangono significative vestigia di questo periodo, meritevoli senz’altro di una visita.
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