la città incantata della Lomellina

Piazza di Vigevano

Essendo nato in questa magnifica cittadina non posso che raccontarne la sua storia.
Vigevano fa parte della provincia di Pavia, conta più o meno 64.000 abitanti che di anno in anno continuano ad aumentare. Le origini, seppur confuse, sono da far risalire al 963 quando per la prima volta in un manoscritto veniva citata la città di Vigevano , con il nome Vicocogebuin.

La città sorse sulle sponde del Ticino in un territorio totalmente pianeggiante e in quel periodo storico, fino al 12esimo secolo, Vigevano fu al centro di scontri sanguinosi tra Pavia e Milano per conquistare il territorio, poichè la si trova esattamente a metà tra queste due grandi città. Queste lotte durarono a lungo fino a quando, intorno al 1400, la città venne data in mano dapprima ai Visconti e in seguito agli Sforza. Durante questo periodo Vigevano raggiunse il periodo di massimo splendore, divenendo residenza ducale e centro commerciale per la lavorazione di lana e lino.

Un altro bel salto di qualità avvenne con la costruzione della meravigliosa Piazza Ducale, voluta da Ludovico Il Moro che in quegli anni diventò anche Duca di Milano. Egli voleva abbellire la sua città natia, quindi oltre alla Piazza Ducale , terminata nel 1494, bonificò tutto il territorio, migliorando il sistema di irrigazione a beneficio dell’agricoltura e costruendo la fattoria modello denominata Sforzesca, appena fuori dal centro della città.

Dopo questo periodo di grande sfarzo, con la cattura del Moro, ci fu un lungo periodo di difficoltà caratterizzato da guerre ed occupazioni straniere. Dopo essere stata sotto il dominio spagnolo per un centinaio di anni, ci fu un periodo breve , tra il 1700 e il 1745 dove la città fu sotto gli Austriaci. Finalmente dopo il breve periodo di dominio Austriaco, la città si riprese entrando a far parte del Regno di Sardegna.

Dal 1814 in poi Vigevano torna sotto i Savoia e dopo la battaglia della Sforzesca tra i Piemontesi e gli Austriaci, vinta dai Piemontesi, inizia l’epoca della industrializzazione. Vengono inaugurate le linee ferroviarie che ci collegano a Mortara e Milano, e nel 1866 apre il primo calzaturificio italiano (Bocca Luigi).

In circa 40 anni il settore calzaturiero si sviluppò così in larga scala da dare lavoro a 13.000 dipendenti, fino ad arrivare a livelli incredibili nel 1965 quando 1 cittadino su 2 in pratica lavorava in un calzaturificio, raggiungendo i 20.009 addetti. Parallelamente all’industria calzaturiera si svilupparono anche aziende tessili, principalmente per la lavorazione della seta e del cotone. Dopo il secondo dopoguerra, il settore tessile subì però un forte stop e quello calzaturiero, dopo il boom degli anni cinquanta , sessanta, iniziò un drastico declino.

I luoghi storici da visitare sono oltre alla già citata piazza Ducale, che attira turisti da tutto il mondo, le varie Chiese e Monumenti del centro storico, per citarne alcuni, la Chiesa di San Pietro Martire, la Chiesa di San Francesco, Palazzo San Severino e Palazzo Crespi.

Oltre ai monumenti oggi Vigevano offre una vasta gamma di locali e ristoranti blasonati dove gustare i prodotti tipici della Lomellina e non solo.

Negli ultimi anni la Piazza Ducale, che stava perdendo verve a causa di scelte sbagliate da parte delle precedenti amministraqzioni comunali, ora sta acquisendo di nuovo un fascino ed un’ eleganza d’altri tempi , finalmente i ristoratori sono tornati ad investire nella Piazza Ducale che è per l’appunto il fulcro di tutte le attività Vigevanesi. Intorno ad essa nel Castello di Vigevano si organiozzano eventi di livello nazionale ed europeo, mostre, concerti, eventi che attirano turisti e che di anno in anno vanno sempre migliorando, nonostante la crisi economica.

Personalmente penso che Vigevano abbia, come tutte le città intrise di storia, un potenziale turistico non indifferente, anche se non ancora sviluppato al meglio.

Che dire, se siete in cerca di un posto magico e non eccessivamente caotico per passare un week end tra arte e natura, Vigevano fa proprio al caso vostro!

Di M. Baronchelli

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