L’orogenesi del terziario, conclusasi circa 3 milioni di anni fa, ha sostanzialmente definito la struttura del territorio lombardo (montagne e pianure) ma le numerose glaciazioni verificatesi nel periodo successivo (il quaternario) hanno ulteriormente contribuito a modellare la superficie con la formazione di ampie valli, laghi, fiumi, zone palustri e deposito di ampi archi morenici, il tutto soggetto a fenomeni periodici di erosione e riaccumulo che rendono difficile l’identificazione di tracce della presenza umana (salvo che in grotta, vedi Buco del piombo). Malgrado ciò, proprio nelle zone pedemontane e moreniche il rinvenimento di strumenti litici primitivi, riferibili al paleolitico inferiore e medio, ci assicura della presenza dell’uomo almeno dal penultimo periodo interglaciale (MINDEL-RISS-circa 250.000 anni fa).
In quel periodo l’uomo già conosceva l’uso del fuoco. Come si alimentava?
Comunemente è definito come cacciatore raccoglitore, ma più che cacciatore pare che sfruttasse le prede di altri carnivori, a cui le sottraeva con azioni di gruppo.
A queste aggiungeva la raccolta di foglie, frutti, bacche, tuberi (variabili secondo la vegetazione locale, la stagione e le variazioni climatiche) nonché la cattura di piccoli animali delle paludi (rane, pesci) e di invertebrati ( lumache, gamberi, bruchi ecc.).
Come venissero cucinati non si sa, ma vale la pena di ricordare che rane e lumache trovano ancora oggi impiego in gustosi piatti tipici del pavese e del mantovano.

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